Homo dieteticus by Marino Niola

Homo dieteticus by Marino Niola

autore:Marino, Niola [Niola, Marino]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Antropologia culturale, Intersezioni
ISBN: 9788815320339
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


Capitolo quarto

Umiliati e obesi

Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia.

San Paolo, Lettera ai Romani

L’apocalisse lipidica

L’obesità è diventata un male epidemico del villaggio globale, colpendo, in forme e modi diversi, paesi ricchi e paesi poveri. Uno studio apparso su «The Lancet» nel 2011, firmato da Mariel M. Finucane e altri, rivela che attualmente al mondo ci sono 500 milioni di obesi e oltre un miliardo e mezzo oscillante tra sovrappeso e obesità conclamata. E su queste cifre, già di per sé poco rassicuranti, si addensa una pesante nube statistica che prevede un’apocalisse lipidica prossima ventura. Entro il 2030 il 60% della popolazione mondiale, vale a dire 3 miliardi e mezzo di persone, sarà oversize.

In Italia, secondo i dati raccolti nel 2010 dall’Istituto superiore di Sanità, il 32% degli adulti risulta in sovrappeso, l’11% ha un Imc che si avvicina all’obesità, mentre l’1% rientra nei parametri della patologia vera e propria. È l’effetto di una migrazione alimentare dell’umanità che abbandona regimi tradizionali per approdare a nuovi modelli di consumo. Barry Popkin, professore di nutrizione globale all’Università del North Carolina, l’ha chiamata Nutrition Transition, ovvero transizione nutrizionale. Si tratta di una profonda trasformazione dei modi di mangiare e dei tipi di attività fisica, variabili che influenzano la composizione corporea e la salute degli individui, producendo cambiamenti demografici e socioeconomici su grande scala. E questo terremoto che gonfia i corpi è come un’ellissi con due fuochi: uno è New Orleans in Louisiana, l’altro è Tonga in Polinesia.

Provate a sedervi al Café du Monde, nel cuore creolo degli States. Vedrete la più sensazionale sfilata di obesi del pianeta. Una folla pachidermica di uomini e donne con gli occhi inghiottiti dall’adipe, doppi menti iperbolici, pance tracimanti. Queste carni tremule sono l’ologramma del grasso contemporaneo. La versione a stelle e strisce di una vera e propria epidemia che sta facendo aumentare inesorabilmente la taglia del mondo e va sotto il nome di «globesità». Lo racconta Sander L. Gilman, professore di Liberal Arts and Sciences all’Università di Atlanta, nella sua Strana storia dell’obesità.

Questi oversize sono i paria del villaggio globale. Prima presi per la gola dal mercato planetario del junk food, di cui sono gli insaziabili finanziatori. E poi stigmatizzati da un sistema che li addita alla pubblica condanna come onnivori compulsivi, parassiti improduttivi, soggetti senza volontà, bombe a tempo per il sistema sanitario, insostenibile sovrappeso per il welfare.

Nella società dell’efficienza, della velocità e della leggerezza non c’è posto per le taglie forti. La religione del fitness comporta la scomunica della fatness. La grassezza è percepita come una colpa. O addirittura come una vera e propria disabilità.

Del resto la criminalizzazione della pinguedine non comincia certo oggi. Si può dire, con Gilman, che sia antica quanto l’uomo. A fare la differenza però sono i pesi e le misure che in tempi e luoghi diversi fissano la soglia della normalità, facendo del corpo l’indicatore variabile del rapporto tra individuo e collettività. È vero insomma che ogni società disapprova la dismisura. Ma la dismisura non ha una taglia fissa.



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